Presentazione del libro "Spada Senza Catena", di Giada Zhao

Spada senza catena

a cura di Patrizia Sommella

Patrizia Sommella

Patrizia Sommella è nata nel 1958 a Napoli e dal 1961 vive e lavora a Genova. Dagli anni Ottanta si occupa di ideazione e organizzazione di eventi culturali, dal teatro popolare e di animazione a mostre di arti visive. Sposata, con due figli, ha vissuto a Los Angeles e Bruxelles, dove ha collaborato con riviste culturali scrivendo recensioni su mostre d'arte allestite presso l'istituto di Cultura dell'Ambasciata Italiana.

Laureata in Lettere insegna Storia dell'Arte in un liceo genovese e collabora con diverse realtà cittadine, musei, associazioni culturali e istituzioni.

Scrive recensioni e brani divulgativi e critici per cataloghi d'arte e ha di recente esordito nella narrativa pubblicando con Europa Edizioni il romanzo Contranima.


L’ opera di Giada Zhao , suddivisa in tre distinte parti , testimonia innanzitutto un profondo senso di appartenenza alla cultura del proprio paese e nella prima parte, intitolata “Diario di Giada”, risulta evidente che si tratta di una cultura assimilata in primo luogo in famiglia, e riflessa in un linguaggio che conserva volutamente modi, echi ed espressioni legati al mondo giovanile dell’autrice.

Le descrizioni paesaggistiche della regione di Guangxi per esempio sono risolte in uno stile semplice e chiaro, quello in definitiva più adeguato a trasferire al lettore i “quadri” impressi negli occhi della piccola Giada, basti citare quell’aggettivazione enfatica – bello, grandioso, meraviglioso, magico, stupendo ricorrono spesso nelle frasi riferite a momenti di vissuto familiare – che serve a veicolare atmosfere legare alla percezione infantile:

  la raffigurazione, i dipinti e le poesie degli artisti e dei poeti hanno riempito ogni pagina della storia di questa zona come uno dei luoghi più belli del mondo.

Con una certa insistenza compare poi l’elemento uditivo: la dimensione musicale infatti connota processi mnemonici emozionali, tipici della fanciullezza:

 … il canto melodioso di qualche pescatore sul fiume all’imbrunire incanta i turisti in transito sui battelli (…) 

… all’improvviso si sentì un canto melodioso provenire dalle due barche che si trovavano nel centro. su di una barca cantava una bellissima ragazza, sull’altra un ragazzo desideroso di farne la conoscenza.

La nostalgica e affettuosa ricostruzione di feste e ricorrenze - come quella delle lanterne rosse - rivela non solo l’attaccamento alle tradizioni e l’orgoglio delle proprie ma anche una sensibilità particolare per gli aspetti più profondi di eventi e situazioni che sempre hanno connotazioni fiabesche, quasi una necessità etica oltreché una scelta stilistica, da cui si percepisce chiaramente la nostalgia e la fierezza di appartenere a quelle tradizioni e l’incanto e la meraviglia impressi negli occhi e nel cuore: 

quei lumi, sparsi nelle correnti dei cortei di quella sera, che illuminavano la strada e il paese erano veramente dei capolavori, come se un cielo stellato s’infiammasse all’improvviso sulla terra.

Questo registro narrativo si sposta poi dall’esterno all’interno e si trasferisce all’oggetto principale della prima parte del libro: il racconto del percorso per giungere a conseguire il titolo di maestra di taiji spada. In questo racconto la natura stessa viene presentata come parte sostanziale del cammino e quasi un personaggio, che si muove, respira e che partecipa all’avventura di una fanciulla alla ricerca dell’armonia dentro e fuori di sé:

c’era un lago grazioso dentro il parco, circondato da migliaia di salici piangenti; nelle vicinanze c’era un immenso prato verde con alte querce che con la loro ombra davano una sensazione di fresco nell’estate piuttosto torrida (…) le colline del lago sono spesso avvolte dalle nubi colorate al tramonto come un magico manto di fiori fiammanti.

La spiegazione di una tanto grande attenzione agli aspetti della natura è data dalla stessa autrice quando scrive: 

... questa immensa bellezza della natura è sempre stata l’ispirazione più motivata della nostra pratica quotidiana della spada.

 

E poco dopo svela la scoperta dei profondi risvolti psicologici nella pratica che trasforma gli allenamenti in un apprendistato mistico e un percorso di conoscenza interiore delle leggi della natura, ribadendo il senso vero di quella scelta: 

... stavo esercitando senza rendermene conto uno dei principi fondamentali del taiji “la mente armonizza il corpo e il corpo armonizza la mente.”

Più avanti nel dialogo con il maestro Chen è condensato il senso di una scelta, e l’autrice afferma la volontà di registrare e diffondere il suo sentimento per l’esperienza della spada, di scrivere il libro - che oggi esiste - per condividere tale scoperta del senso della vita:

soprattutto c’è lei che ci insegna la spada della vita. La sua spada sono i nostri sogni, i nostri racconti e le nostre avventure.

E nello stesso punto si ribadisce l’essenza di un’arte marziale che potenzia l’arma non per uccidere un nemico ma per sconfiggerlo:

“potenzia la spada, ma non uccidere gli altri - è un motto per tutti i praticanti di taiji spada e significa che, nonostante un maestro vero è in grado di combattere contro dieci uomini messi insieme, però non ha nessuna intenzione di uccidere gli altri. quando gli altri si trovano davanti questo principio, se l’abbiamo molto radicato e insito con noi nei nostri movimenti, nei nostri pensieri e nella nostra determinazione, si spaventano e cadono per terra come morti senza l’intervento della spada.”

Il tema del combattimento introduce fluidamente al capitolo successivo, che presenta i fatti, vissuti personalmente, seguiti in Cina alla caduta del muro di Berlino nel 1989, le agitazioni studentesche e gli scontri con la polizia: l’autrice sperimenta il clima di violenza, l’incanto si spezza e alla spada si aggiunge un altro valore contingente e di natura più squisitamente autobiografica: l’ aspirazione alla libertà. Alcuni particolari trasmettono lo stato d’animo negativo, la paura e la rabbia: 

l’erba selvatica spuntava fuori da ogni fessura del muro abbandonato (…) andammo avanti in punta di piedi verso la vecchia ferrovia per la paura di svegliare qualche serpente velenoso …

A bilanciare questa pesante atmosfera segue il capitolo sull’Umbria, il primo amore e anche qui è il paesaggio ad accogliere la vicenda dell’incontro con Roberto e la cultura occidentale:

lo scrosciare del torrente sussurrava instancabilmente la storia della sua origine. la ghiaia lucida e pulita sparsa in mezzo sembrava uno suo testimone fedele.

Si succedono poi episodi che chiariscono l’importanza ed il significato della disciplina di taiji spada, sottolineandone i benefici per la salute, fisica e psichica, e il suo aspetto positivo e taumaturgico: valga come esempio per tutti il racconto del recente infortunio dell’autrice che richiama la “miracolosa” guarigione seguita alla rovinosa caduta da piccola in Cina, e così alla Cina di nuovo riportano gli excursus dei “racconti di Piero” che, pur intervallati alla descrizione di fatti recenti ambientati a Genova - dove l’autrice vive e lavora - chiudono idealmente in senso quasi circolare la prima parte del libro, riportando l’attenzione del lettore al punto di partenza del viaggio di vita di Giada Zhao.

In conclusione questo libro, che si basa sul vissuto personale ma non vuole essere un romanzo o un’autobiografia né soltanto un manuale di pratica, ha come scopo principale quello di illustrare le tappe salienti di un percorso di vita di cui la pratica della spada via via si trasforma in parte sostanziale di una persona, e attraverso la libertà, pur nel rispetto della regola e delle forme, conduce alla percezione dell’energia vitale su cui si basa ogni movimento e ogni pensiero.