L’ opera di Giada Zhao , suddivisa in tre distinte parti , testimonia innanzitutto un profondo senso di appartenenza alla cultura del proprio paese e nella prima parte, intitolata “Diario di Giada”, risulta evidente che si tratta di una cultura assimilata in primo luogo in famiglia, e riflessa in un linguaggio che conserva volutamente modi, echi ed espressioni legati al mondo giovanile dell’autrice. Le descrizioni paesaggistiche della regione di Guangxi per esempio sono risolte in uno stile semplice e chiaro, quello in definitiva più adeguato a trasferire al lettore i “quadri” impressi negli occhi della piccola Giada, basti citare quell’aggettivazione enfatica – bello, grandioso, meraviglioso, magico, stupendo ricorrono spesso nelle frasi riferite a momenti di vissuto familiare – che serve a veicolare atmosfere legare alla percezione infantile: … la raffigurazione, i dipinti e le poesie degli artisti e dei poeti hanno riempito ogni pagina della storia di questa zona come uno dei luoghi più belli del mondo. Con una certa
insistenza compare poi l’elemento uditivo: la dimensione musicale infatti
connota processi mnemonici emozionali, tipici della fanciullezza: … il canto melodioso di qualche pescatore sul
fiume all’imbrunire incanta i turisti in transito sui battelli (…) … all’improvviso
si sentì un canto melodioso provenire dalle due barche che si trovavano nel
centro. su di una barca cantava una bellissima ragazza, sull’altra un ragazzo
desideroso di farne la conoscenza.
La nostalgica e
affettuosa ricostruzione di feste e ricorrenze - come quella delle lanterne
rosse - rivela non solo l’attaccamento alle tradizioni e l’orgoglio delle
proprie ma anche una sensibilità particolare per gli aspetti più profondi di
eventi e situazioni che sempre hanno connotazioni fiabesche, quasi una
necessità etica oltreché una scelta stilistica, da cui si percepisce chiaramente la nostalgia e la fierezza di
appartenere a quelle tradizioni e l’incanto e la meraviglia impressi negli
occhi e nel cuore: … quei lumi, sparsi
nelle correnti dei cortei di quella sera, che illuminavano la strada e il paese
erano veramente dei capolavori, come se un cielo stellato s’infiammasse
all’improvviso sulla terra. Questo registro
narrativo si sposta poi dall’esterno all’interno e si trasferisce all’oggetto
principale della prima parte del libro: il racconto del percorso per giungere a
conseguire il titolo di maestra di taiji spada. In questo racconto la natura
stessa viene presentata come parte sostanziale del cammino e quasi un
personaggio, che si muove, respira e che partecipa all’avventura di una
fanciulla alla ricerca dell’armonia dentro e fuori di sé: … c’era un lago grazioso dentro il parco, circondato da migliaia di
salici piangenti; nelle vicinanze c’era un immenso prato verde con alte querce
che con la loro ombra davano una sensazione di fresco nell’estate piuttosto
torrida (…) le colline del lago sono spesso avvolte dalle nubi colorate al
tramonto come un magico manto di fiori fiammanti. La spiegazione di una tanto grande attenzione agli aspetti della natura è data dalla stessa autrice quando scrive: ... questa immensa bellezza della natura è sempre stata l’ispirazione più motivata della nostra pratica quotidiana della spada. | | E poco dopo
svela la scoperta dei profondi risvolti psicologici nella pratica che trasforma
gli allenamenti in un apprendistato mistico e un percorso di conoscenza
interiore delle leggi della natura, ribadendo il senso vero di quella scelta: ... stavo esercitando senza rendermene conto uno
dei principi fondamentali del taiji “la mente armonizza il corpo e il corpo
armonizza la mente.” Più avanti nel
dialogo con il maestro Chen è condensato il senso di una scelta, e l’autrice
afferma la volontà di registrare e diffondere il suo sentimento per l’esperienza
della spada, di scrivere il libro - che oggi esiste - per condividere tale
scoperta del senso della vita: … soprattutto
c’è lei che ci insegna la spada della vita. La sua spada sono i nostri sogni, i
nostri racconti e le nostre avventure.
E nello stesso
punto si ribadisce l’essenza di un’arte marziale che potenzia l’arma non per
uccidere un nemico ma per sconfiggerlo:…
“potenzia la spada, ma non uccidere gli altri - è un motto per tutti i
praticanti di taiji spada e significa che, nonostante un maestro vero è in
grado di combattere contro dieci uomini messi insieme, però non ha nessuna
intenzione di uccidere gli altri. quando gli altri si trovano davanti questo
principio, se l’abbiamo molto radicato e insito con noi nei nostri movimenti,
nei nostri pensieri e nella nostra determinazione, si spaventano e cadono per
terra come morti senza l’intervento della spada.” Il tema del
combattimento introduce fluidamente al capitolo successivo, che presenta i
fatti, vissuti personalmente, seguiti in Cina alla caduta del muro di Berlino nel
1989, le agitazioni studentesche e gli scontri con la polizia: l’autrice
sperimenta il clima di violenza, l’incanto si spezza e alla spada si aggiunge un
altro valore contingente e di natura più squisitamente autobiografica: l’
aspirazione alla libertà. Alcuni
particolari trasmettono lo stato d’animo negativo, la paura e la rabbia: … l’erba selvatica spuntava fuori da ogni fessura del
muro abbandonato (…) andammo avanti in punta di piedi verso la vecchia ferrovia
per la paura di svegliare qualche serpente velenoso … A bilanciare questa pesante atmosfera segue il capitolo sull’Umbria, il
primo amore e anche qui è il paesaggio ad accogliere la vicenda dell’incontro
con Roberto e la cultura occidentale: … lo
scrosciare del torrente sussurrava instancabilmente la storia della sua
origine. la ghiaia lucida e pulita sparsa in mezzo sembrava uno suo testimone
fedele. Si succedono poi episodi che chiariscono l’importanza ed il significato
della disciplina di taiji spada,
sottolineandone i benefici per la salute, fisica e psichica, e il suo aspetto
positivo e taumaturgico: valga come esempio per tutti il racconto del recente
infortunio dell’autrice che richiama la “miracolosa” guarigione seguita alla
rovinosa caduta da piccola in Cina, e così alla Cina di nuovo riportano gli
excursus dei “racconti di Piero” che, pur intervallati alla descrizione di
fatti recenti ambientati a Genova - dove l’autrice vive e lavora - chiudono
idealmente in senso quasi circolare la prima parte del libro, riportando
l’attenzione del lettore al punto di partenza del viaggio di vita di Giada Zhao.
In conclusione questo libro, che si basa sul vissuto personale ma non vuole
essere un romanzo o un’autobiografia né soltanto un manuale di pratica, ha come
scopo principale quello di illustrare le tappe salienti di un percorso di vita
di cui la pratica della spada via via si trasforma in parte sostanziale di una
persona, e attraverso la libertà, pur nel rispetto della regola e delle forme,
conduce alla percezione dell’energia vitale su cui si basa ogni movimento e
ogni pensiero. |