Cinese Mandarino
a cura della Dott.ssa Maria Cristina Martinetto

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Maria Cristina MARTINETTO 
è da sempre interessata allo  studio delle lingue e delle culture straniere. Le sue esperienze professionali e la padronanza di parecchie lingue straniere (oltre al cinese, l’inglese, il francese, il tedesco) l'hanno portata a lavorare all'estero o, comunque, in un ambiente internazionale. 





Ho iniziato a studiare il cinese, principalmente perché desideravo conoscere la simbologia degli ideogrammi. Sono stata, poi, totalmente conquistata da tutto quanto riguarda la Cina.


Perciò a tutti coloro che mi chiedono “perché studiare il cinese?” rispondo, a prescindere dal fatto che  - considerando l’aspetto economico, culturale, turistico  della Cina - al momento attuale sia una scelta azzeccata e che si abbiano indubbiamente grossi vantaggi in termini lavorativi se si conosce questa lingua; lo studio della lingua cinese rappresenta il modo più valido ed efficace per compenetrare una civiltà, con delle tradizioni millenarie, così lontana e diversa dalla nostra.
La Cina con la sua lingua, la sua cultura, le sue tradizioni è un bacino inesauribile di spunti per chi se ne avvicina anche casualmente.

La lingua cinese è una delle poche lingue vive che nello scritto usa gli ideogrammi, invece di un alfabeto; naturalmente esistono delle traslitterazioni fonetiche, quella ufficiale è il Pin Yin. È una lingua tonale, il Putonghua (il Mandarino) ha 4 toni.

A mio avviso la forza di espressione contenuta negli ideogrammi non può essere uguagliata e raggiunta dal nostro alfabeto, in quanto visivamente l’ideogramma è assai più incisivo, conciso,  enfatico, esaustivo, d’impatto, artistico e  anche musicale; perciò permette di esprimere, di definire e di connotare  un concetto, uno stato, in modo molto più energico, netto, nitido e immediato convogliando il proprio messaggio e offrendo al lettore un’immediata comprensione senza bisogno di arzigogoli o  giri di parole.  

Ne consegue che l’ideogramma non è né limitato né limitante anzi tutt’altro, offre al lettore tutta una serie di diverse possibilità, di interpretazioni articolate. Ci basti comparare il  “道德經 Dao de Jing” (Il Libro della Via e della Virtù, un breve testo di aforismi di difficile interpretazione)  in versione originale ad uno tradotto in una qualsiasi lingua occidentale. 

Il mio approccio alla lingua cinese  è quello di un occidentale che deve riuscire a parlare e capire una lingua orientale, ma  anche a memorizzare degli ideogrammi. Secondo me, oltre a avere la motivazione necessaria per apprendere una qualsiasi lingua, occorre mettersi nella giusta condizione di imparare una lingua,  cioè l’utilità di un approccio semplice  - utilizzando canzoni, film, mettendo in scena quanto visto in lingua originale – ci permette di imparare con minor fatica e più efficacemente una lingua e di comprenderne meglio la cultura e le tradizioni.

In altre parole si adottano le tecniche utilizzate per insegnare le lingue ai bambini che sono dei ricettori inesauribili di input diversificati. Pertanto un metodo d’apprendimento con regole semplici è effettivamente molto valido nello studio di qualsiasi lingua e, nello specifico, di lingue totalmente diverse dalle nostre “occidentali” (come quelle orientali).

Desidero concludere reiterando che lo studio di una qualsiasi lingua straniera non solo ci permette di meglio comprendere  la cultura e le tradizioni di una determinata nazione ma ci “allarga gli orizzonti”, ci consente di comunicare con persone diverse portandoci a una maggiore conoscenza di noi stessi e promuovendo una più grande accettazione dell’altro. La lingua cinese  è sicuramente un grande strumento per entrare a far parte del mondo moderno.