Sono medico da quaranta anni e ho visto annualmente proporre una serie di diete spesso incongrue basate sul fraintendimento della realtà umana sottostante al problema alimentare. Purtroppo la nostra scienza ha pagato per oltre due millenni pegno al determinismo scientifico nato dal principio di identità aristotelico: “A” non può essere “NON A”, sino a Cartesio: - separazione tra mente e corpo - “res cogitans” e “res extensa”, e Galileo: “si misuri ciò che è misurabile”, “si renda misurabile ciò che non è misurabile”. Gli orientamenti dietetici sono quindi per anni stati basati su parametri misurabili, quali le calorie (rendimento di un sistema chiuso, fisico) mentre il nostro corpo è un sistema aperto, complesso. Altro parametro di misurazione sono le A.R.D. (quantità dei vari nutrienti necessari al funzionamento della macchina uomo). Come sempre accade la compressione degli elementi umani in parametri riduzionisti ha portato ad opposte reazioni di tipo vitalistico tendenti al ritorno ad una scienza dietetica a misura d'uomo. Possiamo ricordare le scuole macrobiotiche, il vegetarianesimo, il crudismo, ecc. ecc. Sarebbe bastato rivolgersi allo studio delle antiche medicine vitalistiche (ayurveda e medicina classica) per comprendere come le teorie riduzionistiche rappresentassero una mortificazione degli aspetti complessi collegati all'alimentazione. Per queste antiche medicine era pacifico che l'alimentazione rappresentasse un nutrimento globale collegato sia alla sfera psichica che fisica, legato alla socialità, alle tradizioni e all'educazione ricevuta. | Ricordiamo una massima taoista: “L'educazione ci incatena per tutta la vita”, il cui significato ci ricorda che è molto difficile distaccarsi dall'alimentazione del nostro gruppo familiare e sociale. Pensiamo alla traccia lasciataci dalla genetica (teorie alimentari basate sulla genetica del gruppo sanguigno) basate sull'influenza che hanno avuto le migrazioni sulla tolleranza alimentare. Purtroppo, anche questo tentativo di semplificare in schema le nostre potenzialità nutritive è destinato al fallimento. Fortunatamente, la vita è in grado di apportare cambiamenti alla genetica (ruolo dell'epigenetica) per cui non saremo mai condannati ad una dieta piatta e semplificata, ma dovremo lottare per pervenire a scelte alimentari personalizzate coerenti alla totalità del nostro essere. Già la medicina cinese recitava: “Un pasto necessita dei 5 sapori, per nutrire i 5 organi e i loro relativi psichici”. Mangiamo, in effetti, con tutti i sensi, con la nostra parte emotiva e razionale insieme. Un cibo che non ci offre stimoli non costituirà per noi nutrimento adeguato. Purtroppo la globalizzazione e le leggi commerciali ci hanno imposto una logica ferrea che in gran parte sopprime le leggi universali della stagionalità e della locoregionalità dei cibi. Per di più il sapore e l'aroma dei cibi (segni di un tropismo del cibo verso determinati organi) sono stati sostituiti da sapori ed aromi artificiali senza tropismo che lasciano al cibo commerciale il solo pregio della quantità, cioè solo il potere calorico. Sarà un compito dei cittadini del prossimo futuro rivendicare la propria libera scelta verso alimenti freschi, stagionali e locoregionali, rifiutando inoltre la logica crudele degli allevamenti animali intensivi, contro la quale combattono da anni gli animalisti. La scelta del vegetarianesimo, nelle sue sfumature, potrà inoltre portare ad una scelta più condivisibile a vantaggio di salute ed ecosistema globale. | |